La Scattata di Alia, un nuovo Presìdio arriva dalle Madonie

Aggrappata sulle pendici occidentali delle Madonie, un’ottantina di chilometri a sud-est di Palermo, Alia è una cittadina montana con una vista magnifica, che spazia dall’Etna fino alle isole Eolie.

Di origini antiche, la sua storia racconta l’avvicendarsi di popoli e culture diverse: gli arabi in epoca medievale, ad esempio, e tornando ancora più indietro nei secoli i sicani, la popolazione che abitava questa zona di Sicilia tremila anni fa.

Proprio al re dei sicani, Kokalos (*), deve il nome la Comunità Slow Food “I giovani di Alia per valorizzare le terre di Kokalos” che coinvolge non solo i ragazzi di Alia ma molti giovani dei comuni limitrofi (Roccapalumba, Valledolmo, Lercara Friddi, Castronovo di Sicilia, Vicari). Ed è proprio a loro che si deve la nascita del nuovo Presidio Slow Food che presentiamo oggi:

La Scattata di Alia.

Mandorle, acqua e farina di Maiorca, un grano antico presente ancora oggi nel territorio delle Madonie: la scattata si fa così. «Un dolce semplice, che proprio in questa semplicità trova la sua forza» racconta Gaetano Siracusa, referente Slow Food del Presidio. Sebbene la preparazione non richieda molti ingredienti né una particolare lavorazione, «nessuna scattata viene uguale a un’altra» assicura Marco Minnuto, referente dei produttori del Presidio e tra i primi a credere nella forza della scattata.

«La ricetta prevede di miscelare gli ingredienti con un poco di acqua fino a ottenere una massa piuttosto consistente che va lasciata riposare mezz’ora – prosegue Marco -. A questo punto, con le mani umide di acqua, si formano palline grandi come una noce che devono essere rotolate nei diavolini di zucchero colorati. Si adagiano quindi le palline su una teglia che si pone in forno a 160°. La temperatura è proprio il segreto dell’artigiano: la riuscita del dolce dipende dalla sua abilità nell’azzeccare quella giusta». Durante la cottura la piccola porzione di impasto si espande – scatta, come si dice in dialetto – dando una forma irregolare ai dolcetti e rendendo, anche nell’aspetto, così unica ogni scattata.

La ricetta di zia Minichedda
La preparazione tradizionale, tipica dei giorni di festa, risalirebbe ai primi anni del Novecento: «Noi la prepariamo seguendo la ricetta di mia nonna – spiega Marco Minnuto -. Quando abbiamo avviato le pratiche per avviare il Presidio abbiamo voluto approfondire la preparazione tipica, scoprendo che la ricetta tramandata e utilizzata dalla nostra famiglia è la stessa di zia Minichedda, una figura storica di Alia: era lei, infatti, a preparare i dolci per le feste paesane, i battesimi, i matrimoni e le ricorrenze religiose. Le si portavano gli ingredienti e zia Minichedda trasformava la materia prima in scattate. In cambio teneva parte dei dolci e degli ingredienti».

Un progetto partecipato che intende rilanciare il comparto agricolo locale
Come sempre accade, avviare un Presidio Slow Food non significa soltanto riconoscere una tradizione e tramandare una ricetta: l’ambizione, infatti, è quella di sostenere la produzione e contribuire al rilancio dell’economia locale.
«Il Presidio, per noi, è stata una scommessa» spiega Gaetano Siracusa. «Abbiamo partecipato a un bando del Comune di Alia per l’avvio di progetti sul territorio comunale, proponendo di lavorare alla nascita del Presidio Slow Food: volevamo approfittare di questa occasione per offrire alla nostra comunità un progetto a lungo termine, che non si esaurisse nello spazio di un evento estivo. Un Presidio Slow Food risponde perfettamente a questa volontà».

La comunità stessa ha risposto con entusiasmo: l’amministrazione di Alia ha aperto una votazione tra i progetti presentati per il bando e, grazie al coinvolgimento della popolazione, quello riguardante la scattata è risultato vincitore: «Un voto che ha legittimato il nostro lavoro e che ha incoraggiato le nostre speranze: per noi il Presidio della scattata è un punto di partenza – conclude Gaetano -. Non si tratta solo di valorizzare un lavoro artigiano, ma di coinvolgere tutto l’indotto, a partire dalle coltivazioni necessarie per fare questo dolce: il grano di Maiorca, da queste parti, un tempo era il più diffuso, mentre ora purtroppo fatica a resistere. Così come i mandorleti: i nostri sono terreni vocati, chiunque, in passato, aveva qualche mandorlo nel proprio orticello.

L’obiettivo del Presidio è sicuramente quello di far conoscere la nostra cittadina attraverso questo dolce, ma soprattutto quello di rinforzare il tessuto agricolo e rurale del nostro territorio.

L’area di produzione del Presidio Slow Food della scattata di Alia coincide con il comune di Alia, in provincia di Palermo. Il Presidio Slow Food della scattata di Alia è sostenuto dal Comune di Alia, provincia di Palermo.

Dove comprarla

Panificio e Biscottificio di G. Minnuto e G. Randazzo
Via Alessandro Manzoni, 12
Alia – PA
Tel. 3286581407

Bar Centrale di Ezio Mancuso e Maria Antonietta Ognibene
Via Garibaldi, 30
Alia – PA
Tel. 3891175023

Ma Pane ne Abbiamo
Di Damiano Genovese
Via Ugo Bassi, 19
Alia PA
Tel. 3200464232

Bar Perrone
Di Santina Tecla Perrone
Via Garibaldi, 6
Alia – PA
Tel. 3298876445

Bar Belvedere
Di Emanuela Scaccia
Via Palermo, 113
Alia – PA
Tel. 3895530932

Referente Slow Food
Gaetano Siragusa
c. 3295735738
gaetanosiragusa1993@libero.it

Referente dei produttori
Marco Minnuto
c. 3286581407
mminnuto29@gmail.com

fonte: www.slowfood.it

 


Le notizie degli incendi che in questi giorni stanno colpendo diverse aree d’Italia, tra cui le Madonie, preoccupano Slow Food Italia. Siamo vicini alle persone che vivono in queste zone e ci auguriamo che i nostri progetti sul territorio, tra cui l’avvio del Presidio Slow Food della scattata di Alia, possano rappresentare un segnale di speranza.


(*) Cocalo
Nella mitologia greca, Cocalo (Κώκαλος in greco antico) era il nome di un re sicano la cui roccaforte si trovava a Camico, località variamente identificata con alcuni siti archeologici della Sicania.
Cocalo è ricordato per aver dato rifugio a Dedalo quando fuggì insieme al suo figlio Icaro dal labirinto di Minosse. Il re di Creta allora andò alla sua ricerca infuriato della fuga. Sapendo della sua abilità inventoria Minosse andava in giro chiedendo di risolvergli un enigma, dove si chiedeva di passare un filo in una spirale di una conchiglia. Nessuno vi era riuscito e solo Cocalo chiedendo aiuto al suo amico aveva la soluzione: grazie all’aiuto di una formica il filo era riuscito a passare tranquillamente. Minosse intuì immediatamente che vi era lo zampino di Dedalo. Allora Cocalo, disperato, decise di uccidere lo stesso re per salvare l’ospite, tramite le figlie che, con la scusa di un bagno che sarebbe servito ad avere l’eterna giovinezza, gli tolsero la vita. La morte di Minosse viene raccontata in diversi modi, probabilmente avvenne durante il bagno o con l’acqua calda o con la pece bollente. Sofocle scrisse una tragedia che raccontava della vicenda.

 

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